13. De Kogùlar
(Bacher, 1905: 100-103; Bellotto, 1978: 111-122; Miorelli et al., 2014: 133-138)
De Kogùlar
Dise djar1gebest a lentle laüt,
In quegli anni c’era gente scema,
bo-da soin gebest asó stokhatt un hintar,
la quale era così stolta e arretrata,
az-ma mökht lachan no in ta’ vo haüt
che bisogna ridere ancora al giorno d’oggi
zo höara betta genarra sa håm augetånt.
nell’ascoltare che tipo di sciocchezze facevano.
Èkko a drai stördjela:
Ecco tre storielle:
a) In an stroach di Kogùlar håm augemacht a khirch,
a) Una volta i Cogollesi costruirono una Chiesa,
un bal-sa-ze2 håm gehatt gerift di skattl,
e quando ebbero terminato il perimetro (=la scatola),
håm-sa nèt gebizzt aff bela sait zo macha in altar.
non seppero su quale lato fare l’altare.
Un alóra håm-sa gevånk an bubo un håm-en getrakk in de khirch un håm-en molàrt3.
E allora presero un bombo (= calabrone) e lo portarono in Chiesa e lo liberarono.
Inn in di khirch iz-ta gebest an altz mendle zo peta, un dar bubo is gånt un iz-ze-se gelatt affn khopf von mendle,
Dentro in Chiesa c’era un vecchio signorino per pregare, e il bombo è andato e si è lasciato (posare) sul capo del signorino,
un alóra iz4 gånt an åndarar månn un hatt-en5 gedjukht a håmpfola khalch affn khopf in mendle.
e allora un altro uomo è andato e gli ha lanciato una manciata di calce sul capo all’signorino.
’Z mendle iz-e-se6 darzürnt un hatt geböllt slagn7 in månn, un alóra soin8 zuargesprunk alle di Kogùlar un håm getöatet ’z mendle,
Il signorino si arrabbiò e volleva colpire l’uomo, e allora sono saltati addosso tutti i Cogollesi e hanno ucciso il signorino,
«umbròmm», håm-sa khött, «dar bubo iz a hailegez vich,
“Perché”, hanno detto, “il bobo è un animale sacro”,
un bo-da-se iz gelatt dar bubo da earst vert9,
e dove si è posato il bobo la prima volta,
sèmm mökht-ma machan in altàr».
lì bisogna fare l’altare un altare”.
Un dena håm-sa bogràbet ’z mendle in platz
E quindi hanno seppellito il signorino nel luogo
bo-z iz gebest gekhnonk zo peta.
dove era inginocchiato a piegare.
Au att ’z grapp håm-sa da drau gemacht in altar.
Sopra sulla tomba hanno fatto l’altare.
b) An åndra vert10 izz-en khent in sint in Kogùlar,
b) Un altra volta è venuto in mente ai Cogollesi,
ke sai kampanìl iz kar-za khlua11 un åna zo geba-n-en z’ èzza mökht-ar nèt baksan.
che il loro campanile è troppo piccolo e senza dargli da mangiare, lui non può crescere.
Un alóra håm-sa getöatet vil sboi un oksan un håm getrakk allz12 vlaisch au atz ’z tach von kampanìl.
E allora hanno ucciso molti maiali e buoi e hanno portato tutta la carne su sul tetto del campanile.
Un zoa z’ sega biavl dar khint gröasar, håm-sa genump an13 lode loimat14
E al fine di vedere quanto è cresciuto (= venuto più grande), hanno preso un rotolo di lino
un håm-ze ågehenk bet15 uan an ent au in khraütz von kampanìl,
e l’hanno agganciato con un capo su sulla croce del campanile,
un daz åndar ent iz gelånk abe aff di earde.
e l’altro capo arrivava giù a terra.
Ma dar mesnar iz gebest a fùrbatar månn un pa dar nacht izz-ar gånt
Ma il sagrestano era un uomo furbo e durante la notte è andato
un hatt genump an hauf vlaisch16 un hatt-z getrakk humman.
e ha preso un sacco di carne e l’ha portata a casa.
Un dena izz-ar gånt un hatt abegehakht an tòkko loimat17 un hatt getrakk huam daz sèll o.
E poi è andato e ha tagliato un pezzo di lino e ha portato a casa anche quello.
In ta’ darnå di Kogùlar soin gånt in aldar vrüa z’ sega biavl da18 iz khent gröasar dar kampanil,
Il giorno dopo i Cogollesi sono andati di buon mattino per vedere quanto è cresciuto (=venuto più grande ) il campanile,
un bal-sa håm gesek ’z 19 ent vo dar laimat iz au asó hoach, håm-sa khött:
e quando hanno visto (che) la fine del lino è su così alta (da terra), hanno detto:
«Schauget, biavl da20 iz khent gröasar ünsar kampanìl est
“Guarda, quanto è cresciuto (=venuto grande) il nostro campanile adesso
azz-ar hatt geèzzt!»
che ha mangiato!”
Dena soin-sa gånt au affn kampanìl z’ sega biavl vlaisch dar hatt geèzzt.
Quindi sono andati su sul campanile per vedere quanta carne aveva mangiato.
Un bal-sa håm gesek da menglt21 sovl vlaisch,
E quando hanno visto (che) mancava così tanta carne,
soin-sa gebest alle luste zo sega
sono stati tutti felici di vedere
ke dar kampanìl iz gebest asó hunre22.
che il campanile era così affamato.
Dar mesnar iz gånt alle nècht zo nemma soin toal vlaisch un laimat,
Il sacrestano è andato tutte le notti per prendere la sua parte di carne e lino,
fin az-ta no is gebest a khluma tökkle un khuan23 åndars vlaisch.
fino a che è rimasta un piccolo pezzettino e nessun’altra carne.
Bal-da di Kogùlar håm gesek asó,
Quando i Cogollesi hanno visto ciò,
håm-sa bidar getrakk vlaisch affn kampanìl un håm bidar ågehenk an lode laimat.
hanno portato nuovamente carne sul campanile e hanno nuovamente attaccato una matassa di lino.
Dar mesnar iz gebest aldar luste z’ sega
Il sacrestano fu tutto contento di vedere
ke di laüt soin asó hintar, un iz gånt alle nècht zo nemma soin toal vlaisch un laimat,
che le persone sono così tonte (=indietro), andava tutte le notti a prendere il suo pezzo di carne e lino,
finamài az-ta di Kogùlar neméar håm gehatt ne vlaisch ne laimat zo lega affn kampanìl,
fino a che i Cogollesi non hanno avuto più un (pezzo di) carne, una (matassa di) lino da legare sul campanile,
un azz-sa håm gemuant
e hanno ritenuto
ke dar kampanìl iz groaz genua24.
che il campanile era abbastanza grosso.
c) Bal-da ’z tach von kampanìl von Kogùlar iz gebest alt,
c) Quando il tetto del campanile di Cogollo era vecchio,
hatt-z ågevånk zo darvàula un zo bàksa da drau ’z grass.
ha cominciato a marcire e a crescerci sopra l’erba.
Un di Kogùlar håm-en pensàrt
E i Cogollesi hanno pensato
ke ’z iz a toatasünt zo lassa hìdèrrn a sölla schüaz25 vuatar.
che è un peccato mortale il lasciar seccare un tale bel foraggio.
Un se håm gevånk an oks un håm-en ågehenk a strikh um in hals
E loro hanno preso un bue e gli hanno agganciato una corda attorno al collo
un håm-en gezoget au afz ‘z tach von kampanìl.
e lo hanno tirato su sul tetto del campanile.
Un bàl-s-en håm gehatt palle z’ öbarst26,
E quando loro lo hanno alzato abbastanza in alto (=avuto presto in alto),
dar oks iz gebest palle toat un hatt auvargerekht a långa zung.
il bue era presto morto e aveva tirato fuori una lunga lingua.
Di Kogùlar soin gebest alle luste un håm khött:
I Cogollesi erano tutti felici e hanno detto:
«Schauge, schauge, dar bill schua gelången27 zo vrèzza ’z grass!»
“Guarda, guarda, lui può ben riuscire a mangiare l’erba!”
Un bal-sa håm gehatt in oks au z’ öbarst28, håm-sa gesek ke dar iz stua-toat29.
E quando hanno loro lo hanno alzato abbastanza in alto (=avuto presto in alto), hanno visto che era morto stecchito.
d) In an stroach iz-ta gebest a kogùlar auz atz ‘z vèlt zo snaida khorn.
d) Una volta c’era un Cogollese fuori in campagna per falciare il grano.
Un bal-z hatt gelaütet mittartage,
E quando è suonato il mezzogiorno
hatt-ar-en gelek di sichl affn hals un dena hatt-ar-en genump a par garm vor arm un iz gånt huam
si è caricato il falcetto sul collo e poi si è preso un paio di covoni sul braccio e è andato a casa
z’ èzza in vormaz.
per mangiare il pranzo.
Bal-d-ar iz gebest huam, hatt-ar gedjukht di garm danìdar un dena hatt-ar gevånk ’z helbe vo dar sichl un hatt gezoget.
Quando è stato a casa, ha gettato giù (a terra) i covoni e quindi ha preso l’impugnatura della falce e ha tirato.
Un bal-d-ar hatt gesek di sichl30 bill nèt khemmen, iz-ar-se dartzürnt un hatt khött:
E quando ha visto (che) la falce non voleva venire via, si è arrabbiato e ha detto:
«Pait, vorvlùachta sichl,
“Aspetta, maledetta falce,
az-to nèt bill khemmen, mach-e-de khemmen31!» …
che non vuoi venir via, ti faccio venire via io!” ...
un hatt gètt an starchan zukh pan helbe vo dar sichl un hatt-se32 hìgehakht in khopf aluma33,
e ha dato un colpo forte dall’impugnatura della falce e si è tagliato di netto il capo,
un dar khopf iz gerodlt pa haus auz.
e il capo è rotolato per la casa.
Un vo den sèll tage å di Kogùlar håm hèrta genützt an al zo snaida ’z khorn, un neméar di sichl.
E da quel giorno in poi i Cogollesi hanno sempre utilizzato una lesina per tagliare il grano e non più la falce.
e) An åndra vert iz-ta gebest a Kogùlar
e) Un’altra volta c’era un Cogollese
bo-da hatt gehatt an esl.
che aveva un asino.
Un in an tage iz-ar gånt in stall, disar kogùlar,
E un giorno è andato in stalla, questo Cogollese,
zo bölla trenkhan in esl, un dar esl hatt nèt geböllt.
perché voleva abbeverare l’asino, e l’asino non voleva.
Dar Kogùlar iz darsrakht
Il Cogollese si è spaventatò
z’ sega dar esl34 bill nèt trinkhan, un iz gånt un hatt zuargerüaft di åndarn kogùlar
nel vedere (che) l’asino non voleva bere, e è andato e ha chiamato l’altro Cogollese
z’ sega in esl un zo vorsa z’ sega be-da niamat boast,
per vedere l’asino e per cercare di vedere se qualcuno sapeva,
bia zo tüana zo macha trinkhan ’z vich.
come far fare bere l’asino.
Niamat hatt-san-en nèt vorstånt, un balamång håm-sa khött
Nessuno se ne intendeva, e infine hanno detto
ke dar esl iz bohèkst35, un geböllt36 töatn in esl.
che l’asino era stregato, e volevano uccidere l’asino.
Ma dar månn, in esl, hatt-ar-en nèt töatn37, un hatt khött dar38 paitet
Ma l’uomo, l’asino, non lo voleva uccidere, e ha detto (che) aspettava
zo töata-n-en in ta’ darnå.
per ucciderlo il giorno seguente.
A bàilele spetar iz39 zuargånt an altz baible von an åndarn lånt
Un pochino dopo si è avvicinata una vecchia donnetta di un altro paese
un hatt sèmm gesek a söllana khutta laüt, un iz hatt gevorst
è lì ha visto una un tale gruppo di gente, e lei ha chiesto
z’ sega baz-ta da iz naügez.
per vedere (=sapere) che cosa qui c’è di nuovo.
Un di Kogùlar håm-z-en khött.
E i Cogollesi glielo hanno detto.
Un ditza baible iz gånt au aff di tetsch von månn un hatt genump a vürta höbe
E questa vecchia donnetta è andata su nella rimessa dell’uomo e ha preso una grembiule (pieno di) fieno
un hatt-z-en getrakk in esl.
e lo ha portato all’asino.
Un dar esl hat-z gevrèst.
E l’asino lo ha mangiato.
Un dena ’z baible hatt-en getrakk zo trinkha, un dar esl hatt getrunkht o.
E quindi la donnetta gli ha portato da bere, e l’asino ha anche bevuto.
Un alóra hatt-z khött, ’z baible:
E allora ha detto, la donnetta:
«Seg
“Lo vedete adesso, che cosa ha l’asino, e ricordate, e prima di dargli
zo trinkha in vich, gètt-en zo vrèssa».
da mangiare all’animale, dategli da bere”.
f) Di Kogùlar soin gebest starch un bravat,
f) I Cogollesi erano forti e bravi,
ma lai sòin-sa gebest humrege41 laüt o, un soin nia gebest guat
ma solo erano anche gente affamata, e non erano mai capaci
zo haba in pauch voll.
di avere la pancia piena.
In an tage di kamòumånnen håm gehaltet konsìldjo z’ sega,
Un giorno i notabili del comune hanno tenuto consiglio per vedere
bia-sa mögatn tüan z’ èzza a vert42 genua43 alle betnåndar.
come avrebbero potuto mangiare abbastanza una volta tutti assieme.
Un balamång håm-sa-z auzgemacht:
E alla fine hanno fatto ciò:
in sèll tage asó un asó böll-bar èzzan genua44.
nello stesso giorno e così volevano mangiare abbastanza.
Dar tage iz khent.
Il giorno è venuto.
Un alóra soin-sa gånt alle betnåndar nåmp in an groasan prunn
E allora sono andati tutti insieme vicino a un grosso pozzo
bo-da drinn iz gebest vil bazzar un sèmm håm-sa da drinn gedjukht vil sürcha mel.
dove dentro c’era molta acqua e lì hanno lanciato dentro molta farina di mais.
Dena håm-sa ågehenk an pua pa-n-an soal un håm-en molàrt nidar in prunn,
Quindi hanno attaccato un bambino con una corda e lo hanno calato nel pozzo,
az-ar aumisch45 di pult.
che mischiasse la polenta.
Di åndarn kogùlar soin gestånt sèmm affn bege zo paita,
Gli altri Cogollesi sono rimasti lì sulla strada ad aspettare,
bo-da dar sèll in prunn rüaf,
che quello stesso nel pozzo chiamasse,
zoa às-sa gian z’ èzza.
affinchè loro andassero a mangiare.
Dar sèll46 in prunn hatt nèt gerüaft.
Quellò stesso nel pozzo non chiamava.
Alóra håm-sa nidarmolàrt47 uan48 un håm bidar gepitet.
Allora hanno calato uno e hanno nuovamente atteso.
Dar sèll hatt o nèt gerüaft, un alóra håm-sa no nidarmolàrt umman,
Anche quello non chiamava, e allora hanno calato ancora uno,
un dar sèll hatt-se o neméar gelatt höarn.
e neanche quello stesso si è lasciato sentire.
Alóra iz-en khent in sint, in sèlln
Allora gli è venuto in mente, a quelli
bo da håm gepitet,
che hanno atteso,
ke di sèlln nidar in prunn èzzan-ze earst49, vor sa rüavan in åndarn,
che gli stessi giù nel pozzo mangiavano per primi, prima di chiamare gli altri,
un alóra uandar50 nå den åndar soin-sa gesprunk alle nidar in prunn.
e allora uno dopo l’altro sono saltati tutti giù nel pozzo.
Un vo den sèll tage her sòin-da neméar gebest khuane51 Kogùlar.