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kaldìara



kaldìara: il termine corrisponde al ven. ‘caljero’ ad indicare un paiolo di grandi dimensioni. Si tratta di un prestito romanzo sebbene la base di partenza non sia chiara. La fonetica non permette di riconoscere una parentela originaria tra ‘kaldìara’, ven. ‘caliero’, e it. ‘caldàia’. In quest’ultimo caso il vocalismo tonico porta a ricondurre l’italiano a lat. CĂLĬDĀRĬA. Ma tale base non spiega la forma veneta (poi cimbra) poiché qui il dittongo -ye- richiede una base non attestata con vocalismo tonico -ē-, *CAL(I)DĒRIUM. Di fronte a ciò si aprono due possibilità interpretative: (a) in area settentrionale esisteva una forma *CAL(I)DĒRIUM semanticamente correlata a lat. CĂLĬDĀRĬA ma formalmente differenziata nel vocalismo radicale; (b) *CAL(I)DĒRIUM è prestito diffusosi in area veneta da Nord, dal momento che in ladino lat. ā > ē (> ye), e.g. CĂLĬDĀRĬA > *CAL(I)DĒRIUM > caldjero, BECCĀRIUS > lad. becher (fr. boucher). In ogni caso, una volta entrato nel cimbro *caldiero > caldìaro con creazione dello iato e con passaggio di *e > a come in lat. Petrus > it. Piero > Cim. Pìaro.