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Deit



si tratta di un’interiezione importata dal dialetto veneto e trentino ‘dei’ e corrispondente all’italiano ‘dai’ con funzione esortativa (e.g. “Andiamo a mangiare qualcosa, dai!”). Sebbene l’interiezione sia una parte invariabile del discorso, nel caso considerato il cimbro mostra la possibilità flessiva tipica del verbo, data dalla desinenza -t-, per il caso in cui ci si rivolga a più persone. La ragione è interlinguistica. Questa interiezione in romanzo ha origine nell’imperativo del verbo ‘dare’ o, meno probabile per questioni morfonologiche, ‘andare’. Alla luce di ciò, la flessione dell’interiezione ‘dei’ (2°sg.) - ‘deit’ (2°pl.) in cimbro si può spiegare in due modi: a) il prestito è stato importato, in forza dell’origine verbale, quando mostrava ancora in romanzo la flessione tra 2°sg. ‘dai’ e 2°pl. ‘date’. Nel cimbro la desinenza 2°pl. -te sarebbe stata ridotta a -t su influenza della desinenza propria dell’imperativo di 2°pl. così marcato. b) il prestito è stato importato nel cimbro quando in romanzo l’imperativo di 2°sg ‘dai’ si era già grammaticalizzato quale interiezione invariabile anche quando ci si rivolgeva a più persone. In questo secondo caso la flessione 2°pl. ‘deit’ si lascia spiegare come innovazione solo cimbra, poi cristallizzatasi, a partire dall’origine verbale dell’interiezione.